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Il trattamento del cheratocono: nuove opportunità terapeutiche

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Un nuovo modo di gestire il cheratocono: stabilità, visione e benessere

Il cheratocono è una patologia ectasica corneale che, pur essendo relativamente frequente, rimane complessa da gestire a causa della sua natura progressiva e della variabilità clinica con cui può manifestarsi.

Il suo impatto sulla vita quotidiana può essere significativo: distorsione visiva, peggioramento della qualità di vita, difficoltà nella correzione dei difetti refrattivi e, nei casi avanzati, necessità di ricorrere a trattamenti chirurgici più invasivi.

La gestione moderna del cheratocono non si limita a interrompere la progressione della malattia, ma mira anche a migliorare la qualità visiva e il benessere del paziente.

Le opzioni oggi disponibili sono numerose e sempre più personalizzate, frutto di un’evoluzione continua nella conoscenza della fisiopatologia corneale e nelle tecniche chirurgiche e para-chirurgiche.

Dalla correzione ottica al cross-linking: il primo passo nella gestione del cheratocono

Il percorso terapeutico inizia solitamente con le soluzioni conservative, che comprendono occhiali e, soprattutto, lenti a contatto. Gli occhiali trovano applicazione quasi esclusivamente nelle forme iniziali, quando l’astigmatismo è ancora sufficientemente regolare da poter essere compensato.

Tuttavia, il loro ruolo è limitato: non influenzano l’andamento della malattia e offrono una qualità visiva modesta nel momento in cui l’ectasia diventa più accentuata.

Le lenti a contatto, invece, rappresentano uno dei cardini del trattamento funzionale. Non rallentano la progressione, ma consentono spesso un notevole recupero della qualità visiva grazie alla loro capacità di mascherare l’irregolarità corneale.

L’evoluzione delle tecnologie disponibili ha portato a un’ampia scelta: lenti morbide speciali, lenti rigide gas-permeabili, sistemi piggy-back, lenti ibride e, soprattutto, lenti corneo-sclerali e sclerali, oggi molto utilizzate per comfort, centratura e stabilità.

Il passo successivo, quando la malattia mostra segni di peggioramento, è il cross-linking corneale (CXL).

Si tratta del trattamento che più di ogni altro ha cambiato la storia naturale del cheratocono: attraverso una reazione fotochimica che coinvolge riboflavina e luce UV-A, la cornea viene rinforzata e la progressione può essere arrestata.

Negli ultimi anni sono nate numerose varianti della tecnica — convenzionale, accelerata, transepiteliale, con iontoforesi o con supporti per cornee sottili — ognuna con vantaggi e limiti specifici. Lo scopo, però, rimane invariato: offrire al paziente una cornea più stabile e ridurre la necessità di trattamenti più invasivi.

Segmenti intrastromali, lenti fachiche e chirurgia refrattiva combinata

Quando la progressione è stata stabilizzata o quando il paziente presenta un astigmatismo irregolare non correggibile con occhiali e lenti, si può considerare una strategia mirata a migliorare ulteriormente la qualità visiva.

I segmenti intrastromali (ICRS) rappresentano una delle opzioni più efficaci in questo senso.

Sono piccoli archi in PMMA inseriti nello stroma corneale per regolarizzare la superficie e ridurre l’astigmatismo.

Il loro impiego è particolarmente indicato nei cheratoconi non troppo avanzati e in pazienti intolleranti alle lenti.

Negli ultimi anni sono stati introdotti anche i segmenti allogenici (CAIRS), che promettono una migliore integrazione tissutale e un minor rischio di complicanze.

Per i pazienti con difetti refrattivi elevati — in particolare miopia marcata — e un cheratocono stabile, una valida alternativa sono le lenti intraoculari fachiche (pIOL).

Possono essere impiantate anche in occhi già trattati con CXL o ICRS e rappresentano un’opzione importante nella riabilitazione visiva quando la sola correzione corneale non è sufficiente.

Un’ulteriore frontiera è data dalle tecniche combinate, il cosiddetto “CXL plus”, che integra cross-linking e chirurgia refrattiva (PRK o PTK), talvolta guidate dalla topografia.

Questi approcci mirano a ottenere non solo una cornea più stabile, ma anche una superficie più regolare, con un conseguente miglioramento della vista. Sono tecniche molto selettive, riservate a pazienti scelti e gestite da équipe altamente specializzate.

Quando serve il trapianto e quali sono le nuove prospettive della chirurgia corneale

Nei casi più avanzati, quando l’acuità visiva non è più sufficiente e le lenti a contatto non risultano più tollerabili, il passo successivo è valutare il trapianto di cornea.

Oggi la chirurgia corneale mette a disposizione due grandi possibilità. La prima è la cheratoplastica perforante (PK), che prevede la sostituzione di tutto lo spessore della cornea.

È una tecnica consolidata e molto efficace, anche se comporta un rischio maggiore di rigetto, un astigmatismo post-operatorio più marcato e la possibilità di recidiva dell’ectasia.

La seconda, sempre più utilizzata, è la cheratoplastica lamellare anteriore profonda (DALK). Questa procedura è indicata quando l’endotelio è sano e permette di conservare gli strati profondi della cornea del paziente.

In questo modo si riducono i rischi, si favorisce una guarigione più rapida e si ottiene una maggiore stabilità nel tempo. È però una tecnica che richiede grande esperienza e un’attenta selezione dei casi.

Accanto a queste opzioni ormai ben consolidate, la ricerca sta aprendo nuove prospettive molto promettenti: trapianti della membrana di Bowman, cheratofachia stromale con lenticoli derivati dalla tecnica SMILE, strategie di rigenerazione stromale tramite cellule staminali, materiali xenogenici decellularizzati e perfino l’impiego dell’intelligenza artificiale per supportare diagnosi e pianificazione chirurgica.

Si tratta di sviluppi che potrebbero trasformare radicalmente la gestione del cheratocono nei prossimi anni, soprattutto per i pazienti giovani e per le forme più avanzate.

Il futuro del cheratocono: tecniche moderne e percorsi clinici individualizzati

Il trattamento del cheratocono è oggi molto più articolato e promettente rispetto al passato.

La disponibilità di tecniche diversificate consente di costruire un percorso terapeutico estremamente personalizzato, in cui stabilizzazione, riabilitazione ottica e risultati funzionali si integrano in modo sempre più efficace.

La sfida rimane quella di riconoscere precocemente la malattia, monitorarla con attenzione e scegliere la strategia più adeguata per ogni singolo paziente, sfruttando appieno le potenzialità delle tecnologie moderne.


Il contenuto di questo articolo è tratto dalla lezione ECM “Il trattamento del cheratocono”, curata dal Dott.ssa Marianna Berton (Oculista presso ULSS 6 Euganea – PD). Il materiale originale fa parte del Percorso Formativo Professione Oculista 2025. I contenuti sono utilizzati con finalità divulgative e restano di proprietà dei rispettivi autori.

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