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Banche degli occhi: storia e organizzazione

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Cosa sono le banche degli occhi?

Le Banche degli Occhi sono strutture sorte allo scopo di raccogliere, processare, conservare e distribuire i tessuti oculari prelevati da donatore cadavere. Certificano idoneità e sicurezza del materiale, garantendo la rintracciabilità delle documentazioni relative a donatori, tessuti e riceventi nel rispetto della vigente normativa sulla privacy.

Queste strutture operano senza fini di lucro nel rispetto delle leggi dello Stato, secondo linee guida comuni approvate dal Centro Nazionale Trapianti. Tali linee guida tengono conto delle disposizioni nazionali, europee e internazionali e delle conoscenze scientifiche acquisite.

Le Banche degli Occhi, inoltre, mantengono e documentano un sistema di distribuzione etico e trasparente per i centri di trapianto. Garantiscono la disponibilità di tessuti senza discriminazioni relativamente a sesso, età, razza, religione, credo politico, nazionalità o altro.

Non è consentita la certificazione di tessuti oculari effettuata da parte di altre strutture diverse dalle banche degli occhi riconosciute e individuate nel rispetto del dell’articolo 4 della Legge 301/93. Non è consentito il trapianto di tessuti oculari non provvisti della documentazione rilasciata da una banca degli occhi che certifichi la sicurezza e la qualità del tessuto fornito.

Le #BancheDegliOcchi mantengono e documentano un sistema di distribuzione etico e trasparente per i centri di trapianto. Garantiscono la disponibilità di tessuti senza discriminazioni | #ECM #Oculisti Condividi il Tweet

Banche degli occhi: un po’ di storia

Le più antiche segnalazioni giunte sino a noi circa la possibilità di sostituire una cornea opaca con una trasparente sono quelle di Galeno di Pergamo, medico greco vissuto tra il 129 e il 201 dopo Cristo. Egli, pur non mettendola mai in pratica, propose la metodica della “abrasio cornaea”: antesignana di quella che oggi conosciamo come cheratectomia superficiale.

Risale al 1789, a opera del francese Pellier de Quengsy, la prima monografia di chirurgia oftalmica contenente la descrizione di una metodica chirurgica di cheratoprotesi. Sebbene il volume contenesse svariate illustrazioni, vi sono numerosi dubbi circa la possibilità che de Quengsy abbia realmente eseguito la procedura.

La prima monografia di #ChirurgiaOftalmica risale al 1789 a opera del francese Pellier de Quengsy, contiene la descrizione di una metodica chirurgica di #cheratoprotesi | #ECM Condividi il Tweet

I progressi del XIX secolo

Grande slancio allo studio della chirurgia corneale venne dato dalla diffusione in Europa nel corso del XIX sec. della congiuntivite tracomatosa, allora nota come oftalmia egiziana. La malattia contratta dai soldati impegnati in Egitto durante le guerre napoleoniche, trovò terreno fertile nei quartieri più poveri delle città del vecchio continente.

Lo xenotrapianto

Sempre ai primi decenni dell’Ottocento si sperimentano i primi tentativi di allotrapianto tra animali della stessa specie e di xenotrapianto, tra animali appartenenti a specie diverse. Quest’ultimo venne per la prima volta realizzato da Richard Kissam nel 1838. Il lembo di origine suina venne trapiantato a un giovane irlandese. Kissam suturò il lembo con due punti di sutura che poi rimosse dopo sole 36 ore. Dopo un primo e fugace miglioramento dell’acuità visiva, il lembo si opacizzò completamente e si riassorbi nell’arco di un mese.

Il primo #xenotrapianto venne per realizzato per la prima volta da Richard Kissam nel 1838. Il lembo di origine suina venne trapiantato a un giovane irlandese | #ECM #Oftalmologia Condividi il Tweet

Le innovazioni di Arthur Von Hippel

Fondamentali per quello che sarebbe stato il futuro del trapianto di cornea furono gli studi e le innovazioni introdotte dall’oftalmologo tedesco Arthur Von Hippel. Fu il primo a postulare che la trasparenza corneale dipendesse dall’integrità dell’endotelio e promosse i primi studi sul trapianto lamellare di cornea. Nel 1888 inoltre introdusse il trapano corneale utilizzato pochi anni dopo da Eduard Konrad Zirm per eseguire il primo trapianto perforante andato a buon fine.

Eduard Konrad Zirm-Professione Oculista-ECM-MEI

Nel 1888 inoltre introdusse il trapano corneale utilizzato pochi anni dopo da Eduard Konrad Zirm per eseguire il primo trapianto perforante andato a buon fine.

Il 7 Dicembre del 1905 Zirm effettuò un trapianto perforante bilaterale a un paziente che 15 mesi prima aveva perso la vista a seguito di causticazione da calce.

Il trapianto dell’occhio destro fallì a causa di complicanze post-operatorie. Il lembo dell’occhio sinistro, prelevato da una porzione più centrale, rimase trasparente permettendo al paziente di tornare ad avere una qualità visiva accettabile. Questo intervento risulta ancora più sorprendente se si pensa che il trapianto è stato effettuato senza l’ausilio di un microscopio e il post-operatorio è stato affrontato senza antibiotici e corticosteroidi.

I primi trapianti da donatori post-mortem

Un grande limite alla diffusione del trapianto di cornea era all’epoca la strategia di acquisizione delle cornee da trapiantare. Zirm e i suoi coevi utilizzavano solo tessuti provenienti da donatori viventi, solitamente giovani e affetti da gravi patologie oculari non coinvolgenti la cornea (es. melanomi coroideali) i cui bulbi venivano enucleati appena prima del trapianto stesso. Nel 1935 l’oftalmologo ucraino Vladimir Filatov dimostrò la possibilità di utilizzare cornee prelevate da donatori post-mortem, realizzando nel corso della sua carriera oltre 3500 cheratoplastiche perforanti.

Nel 1935 l’oftalmologo ucraino Vladimir Filatov dimostrò la possibilità di utilizzare cornee prelevate da donatori post-mortem | #ECM #ChirurgiaOftalmica #Oftalmologia Condividi il Tweet

Negli anni ‘40, con il miglioramento delle tecniche chirurgiche ma anche grazie alla disponibilità degli antibiotici e ai primi studi nel campo dell’immunologia, si verificò un notevole incremento nel numero (e nel successo) delle cheratoplastiche: la disponibilità di tessuti idonei al trapianto divenne pertanto un problema rilevante.

È in questo periodo che a New York, il chirurgo Richard Townley Paton fondò la prima Banca degli Occhi (1944).

Impiegando inizialmente tessuti provenienti da detenuti condannati alla pena capitale, Paton riuscì a garantirsi una fornitura regolare di cornee da trapiantare, controllandone anche la qualità.

L’intuizione di Paton portò in breve tempo alla nascita di una estesa rete di banche degli occhi negli Stati Uniti d’America. Cominciarono allora le operazioni di propaganda sociale di donazione dei tessuti, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e rendere disponibile una maggiore quantità di materiale.

Richard Townley Paton-Professione Oculista-ECM-MEI

Nel 1944 a New York il chirurgo Richard Townley Paton fondò la prima #BancaDegliOcchi | #Oftalmologia #ECM Condividi il Tweet

Le prime tecniche di conservazione

Moist chamber-professione oculista-ECM-MEI

All’epoca l’intero bulbo oculare veniva conservato all’interno di una bottiglietta di vetro contenente una garza inumidita in un frigorifero a 4-5°C (moist chamber). In alternativa si conservava in frigorifero in condizioni di umidità la sola cornea posta col versante epiteliale su una piastra di coltura.

Queste tecniche, per quanto semplici e poco costose, avevano però il grande svantaggio di consentire un tempo di conservazione molto breve al punto da rendere il trapianto di cornea una procedura strettamente legata alla immediatezza della disponibilità del tessuto.

L’introduzione di tecniche di conservazione a freddo da parte di McCarey e Kaufmann nel 1974 rappresentò quindi un’importantissima evoluzione: i lembi sclero-corneali conservati in colture a basse temperature andavano incontro infatti a una riduzione del metabolismo e della crescita microbiologica consentendo altresì l’individuazione di eventuali patogeni e mantenendo una vitalità di 3-4 giorni.

Nel 1973 Summerlin et al. riferirono per la prima volta l’uso di mezzi di coltura a caldo per la conservazione delle cornee.

L’organocoltura

Questa tecnica verrà ampiamente ripresa nei decenni successivi da Doughmann (1976) negli USA e da Sperling (1979) in Europa. Tale metodica, denominata organo coltura, permetteva la conservazione dei tessuti per tempi più prolungati. Il passaggio da sistemi di conservazione dell’intero globo oculare in ambiente umido e a freddo alle tecniche di organocoltura del solo tessuto corneale ha quindi sensibilmente incrementato la disponibilità di materiale adatto per i trapianti, consentendo la programmazione degli interventi.

Il passaggio alle tecniche di #organocoltura del solo tessuto corneale ha incrementato la disponibilità di materiale adatto per i trapianti, consentendo la programmazione degli interventi | #BancheDegliOcchi #ECM #Oftalmologia Condividi il Tweet

La possibilità di disporre di un numero sufficiente di tessuti da trapiantare accanto ai miglioramenti nelle tecniche di valutazione dei tessuti e di igiene ambientale ha determinato inoltre un affinamento nella selezione delle cornee al fine di garantire una più elevata percentuale di successo dei trapianti e di ridurre il rischio di trasmissione di malattie dal donatore al ricevente.

Le banche degli occhi in Italia

Nel 1975, presso la Clinica Oculistica dell’Università di Pavia, sotto la direzione del Professor Giulio Morone, venne istituita la prima Banca degli Occhi italiana. In questa struttura si conservavano cornee in camera umida, a freddo, in soluzione di McCarey-Kaufmann e mediante crioconservazione. Tuttavia questa banca forniva tessuti prevalentemente per utilizzo locale e non aveva tutti i requisiti normativi delle banche degli occhi moderne.

Nel 1975, presso la Clinica Oculistica dell’Università di Pavia, sotto la direzione del Professor Giulio Morone, venne istituita la prima #BancaDegliOcchi italiana | #ECM #Oculisti #Oftalmologia Condividi il Tweet

Per la nascita di una struttura con le caratteristiche di una Banca degli Occhi come oggi la concepiamo, si deve attendere l’iniziativa del Prof. Giovanni Rama, chirurgo oftalmologo primario dell’ospedale di Mestre (VE), e del Cavaliere del Lavoro dott. Piergiorgio Coin, i quali diedero vita nel 1987 alla Fondazione Banca degli Occhi del Veneto con sede a Mestre.

Quali sono e dove si trovano le banche degli occhi

Le banche degli occhi italiane attualmente censite dal Centro Nazionale Trapianti (dati al 2019) sono quattordici (data di pubblicazione: 5 dicembre 2018, ultimo aggiornamento 14 maggio 2019):

  • Banca degli Occhi di Bari, Clinica Oculistica Università di Bari, Policlinico;
  • Banca delle Cornee dell’Emilia Romagna, Ospedale Maggiore Bologna;
  • Banca Occhi Calabria “L. Barca”, A.O. Annunziata, Cosenza;
  • Banca degli Occhi della Regione Marche, ospedale “Profili” di Fabriano (AN);
  • Fondazione Banca degli Occhi Melvin Jones, Onlus. Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino Largo Genova;
  • Banca delle cornee di Imola, filiale della Banca delle Cornee della Regione Emilia Romagna, Ospedale Civile Nuovo S. Maria della Scaletta Imola;
  • Banca degli Occhi di L’Aquila, CRR per cornee e membrane amniotiche Regioni Abruzzo e Molise, P.O. “S. Salvatore”, L’Aquila;
  • Centro Conservazione Cornee “Piero Perelli”, Az. USL n. 2 – P.O. Campo di Marte, Lucca;
  • Banca degli Occhi di Monza, Azienda Ospedaliera San Gerardo, Monza;
  • Banca delle Cornee di Napoli, P.O. dei Pellegrini, Napoli;
  • Banca degli Occhi di Pavia “Fernando Trimarchi” – Unità Operativa di Oculistica – Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo Pavia;
  • Banca degli Occhi, Complesso Ospedaliero San Giovanni – Addolorata, Roma;
  • Banca delle Cornee della Regione Piemonte, A.O.U. San Giovanni Battista di Torino;
  • Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Onlus, Venezia-Mestre.

Normativa e organizzazione delle banche degli occhi

La normativa che disciplina il prelievo di organi e di tessuti da soggetto di cui sia stata accertata la morte (ai sensi della legge 29 dicembre 1993, n. 578) e regolamenta le attività di prelievo e di trapianto di tessuti e di organi, è la Legge numero 91 del 1° aprile 1999. Tale disposizione prevede che le attività di trapianto di organi e di tessuti e il coordinamento delle stesse costituiscano obiettivi del Servizio Sanitario Nazionale.

Il procedimento per l’esecuzione dei trapianti è disciplinato secondo modalità tali da assicurare il rispetto dei criteri di trasparenza e di pari opportunità tra i cittadini, prevedendo criteri di accesso alle liste di attesa determinati da parametri clinici e immunologici.

Il procedimento per l’esecuzione dei trapianti è disciplinato secondo modalità tali da assicurare il rispetto dei criteri di trasparenza e di pari opportunità | #BancheDegliOcchi #Oftalmologia #ECM Condividi il Tweet

L’organizzazione nazionale dei prelievi e dei trapianti, secondo l’articolo 7 della medesima norma, è costituita:

  • dal Centro Nazionale per i Trapianti
  • dalla Consulta tecnica permanente per i trapianti
  • dai centri regionali o interregionali per i trapianti
  • strutture per i prelievi
  • dalle strutture per la conservazione dei tessuti prelevati
  • strutture per i trapianti
  • dalle aziende unità sanitarie locali.

Il sistema informativo dei trapianti

Con la stessa normativa è stato altresì istituito il sistema informativo dei trapianti nell’ambito del sistema informativo sanitario nazionale. Inoltre, secondo l’articolo 15 spetta alle regioni, sentito il centro regionale o interregionale, individuare le strutture sanitarie pubbliche aventi il compito di conservare e distribuire i tessuti prelevati, certificandone la idoneità e la sicurezza. Tali strutture sono tenute a registrare i movimenti in entrata e in uscita dei tessuti prelevati, inclusa l’importazione, secondo le modalità definite dalle regioni.

Nello specifico, le norme in materia di prelievi e innesti di cornea sono regolamentate dalla legge 301 del 12 Agosto 1993 (G.U. n. 192 del 17-8-1993) dalla legge 91 del 1 aprile 1999 (G.U. n. 87 del 15 aprile 1999) e dal Decreto Ministeriale del 08 aprile 2000 (G.U. n. 89 del 15 aprile 2000).

Il prelievo

Il prelievo, successivamente alla dichiarazione di morte, è consentito:

  • nel caso in cui dai dati inseriti nel sistema informativo dei trapianti ovvero dai dati registrati sui documenti sanitari personali risulti che il soggetto stesso abbia espresso in vita dichiarazione di volontà favorevole al prelievo;
  • qualora dai dati inseriti nel sistema informativo dei trapianti risulti che il soggetto sia stato informato e non abbia espresso alcuna volontà;
  • il coniuge non separato o il convivente more uxorio , in mancanza, i figli maggiori di età o, in mancanza di questi ultimi, i genitori ovvero il rappresentante legale non presentano opposizione scritta entro il termine corrispondente al periodo di osservazione ai fini dell’accertamento di morte.

Il prelievo può essere effettuato previo accertamento della morte per arresto cardiaco irreversibile. Tale accertamento può essere eseguito in strutture sanitarie pubbliche e private nonché a domicilio, mediante rilievo grafico continuo dell’elettrocardiogramma protratto per non meno di venti minuti primi. Il medico che dichiara la morte è tenuto a darne immediata comunicazione al più vicino centro di riferimento per gli innesti corneali.

Le operazioni di prelievo della cornea sono effettuate, nel rispetto della salma, nelle strutture sanitarie pubbliche e private nonché a domicilio, da parte di personale medico. Gli innesti di cornea sono effettuati nelle strutture sanitarie pubbliche e private e per tali operazioni non è richiesta alcuna autorizzazione particolare.

Il ruolo delle Regioni

Le regioni, singolarmente o d’intesa tra loro, provvedono all’organizzazione, al funzionamento e al controllo dei centri di riferimento per gli innesti corneali, regionali o interregionali i quali svolgono i seguenti compiti:

  • informazione e propaganda sul territorio;
  • organizzazione dei prelievi di cornea;
  • deposito e conservazione delle cornee;
  • esame, selezione, eventuale trattamento e consegna delle cornee;
  • promozione degli innesti corneali;
  • promozione della ricerca.
Il prelievo può essere effettuato previo accertamento della morte per arresto cardiaco irreversibile. Tale accertamento può essere eseguito in strutture sanitarie pubbliche e private nonché a domicilio | #BancheDegliOcchi #ECM Condividi il Tweet

Struttura delle banche degli occhi

Le Banche degli Occhi sono dotate di locali dedicati separati per la lavorazione e conservazione dei tessuti (laboratorio e zona filtro) e locali adibiti a uso amministrativo (ufficio). Le apparecchiature utilizzate per l’analisi e la conservazione dei tessuti sono sottoposte a controlli periodici di manutenzione, calibrazione e taratura. La Banca raccoglie, processa, conserva e distribuisce i tessuti corneali.

Ricevimento

I centri afferenti inviano alla Banca i tessuti provenienti da donatori in contenitori termoisolanti che permettono di mantenere una temperatura interna di 4°C per molte ore. All’arrivo dei tessuti sono eseguite verifiche d’integrità del contenitore, l’assenza di pooling, la presenza dei dati anagrafici del donatore sui flaconi e sulle provette e della documentazione di accompagnamento richiesta (scheda informativa di prelievo, consenso informato, accertamento di morte, esito esami sierologici obbligatorio se già eseguiti). Dopo aver verificato i suddetti criteri i flaconi dei tessuti e le provette vengono collocati in un frigorifero appositamente attrezzato con reparti separati e dedicati per i tessuti in attesa di processazione. A ogni tessuto si attribuisce attribuito un codice di identificazione.

Processazione

La valutazione dei tessuti avviene mediante esame con lampada a fessura, microscopio speculare, microscopio ottico invertito.

Lampada a fessura

Uno degli esami fondamentali a cui si sottopone la cornea è l’ispezione con lampada a fessura per valutarne l’idoneità al trapianto.

L’esame del tessuto avverrà dapprima esaminando la cornea dal suo versante epiteliale e successivamente, capovolgendo la cornea all’interno del flacone, dal suo versante endoteliale.

Si inizierà con un ingrandimento basso e fessura ampia al fine di realizzare una ispezione generale del tessuto. Successivamente si potrà restringere il fascio della fessura e aumentare l’ingrandimento per un esame più dettagliato.

banche degli occhi-lampada a fessura-Professione Oculista-ECM-MEI
Lampada a fessura

Andranno esaminati epitelio, stroma, endotelio e la cornea non sarà considerata idonea al trapianto se si riscontreranno pieghe grossolane associate a edema evidente, esiti di patologie infiammatorie o tumorali della superficie oculare, opacità stromali quali distrofie, degenerazioni o leucomi cicatriziali, vistose anomalie della morfologia endoteliale. Il riscontro di esiti di intervento di cataratta non costituisce criterio assoluto di non idoneità del tessuto, ma si deve sempre segnare nella scheda informativa di prelievo.

Uno degli esami fondamentali a cui si sottopone la #cornea è l'ispezione con lampada a fessura per valutarne l’idoneità al trapianto | #ECM #Oftalmologia Condividi il Tweet

Microscopio speculare

Grazie ai nuovi materiali sintetici che consentono di utilizzare gli stessi flaconi per la conservazione e l’analisi dei tessuti, minimizzando così i rischi di contaminazione e di traumi endoteliali, è possibile esaminare le cornee senza aprire i flaconi capovolgendole in modo che presentino la parte endoteliale affacciata al fondo del flacone.

Il microscopio dispone di un apposito alloggiamento per i flaconi con liquido di conservazione o per view chamber. Gli snodi permettono un movimento sugli assi x, y e z e l’alloggiamento basculante consente di inclinare il tessuto rispetto alla fessura del microscopio. Una volta posto il flacone nell’apposito contenitore del kerato-analyser e verificata la centratura della mira luminosa, si procede alla corretta messa a fuoco del piano endoteliale e si valuta lo spessore corneale (pachimetria).

Grazie ai nuovi materiali sintetici utilizzati è possibile esaminare le #cornee senza aprire i flaconi capovolgendole in modo che presentino la parte endoteliale affacciata al fondo del flacone | #ECM #Oftalmologia Condividi il Tweet

Microscopio ottico invertito

Microscopio ottico-Professione Oculista-ECM-MEI

In un microscopio ottico a luce invertita, la sorgente di luce trasmessa e il condensatore sono posizionati sulla parte superiore al tavolino portaoggetti, puntando in basso verso il tavolino portaoggetti. Gli obiettivi, invece, si trovano sotto il tavolino rivolti verso l’alto.

La cornea viene esaminata attraverso il fondo di una piastra Petri in cui è adeguatamente posizionata in soluzione fisiologica bilanciata con la concavità posta inferiormente. Una volta disposta nella Petri, viene osservata a diversi ingrandimenti (50X, 100X e 200X) per valutare lo stato delle cellule (morfologia, densità).

Si utilizza inoltre la colorazione con il Trypan blue per valutare la presenza di cellule morte. Il Trypan blue è un colorante che penetra attraverso la membrana cellulare alterata delle cellule morte ma non attraverso la membrana cellulare di cellule vitali; le cellule morte avranno pertanto un citoplasma con colorazione azzurra e un nucleo blu.

Conservazione

Una volta valutati idoneità del donatore e standard del tessuto corneale si procede alla conservazione dei tessuti. Le cornee si conservano con diverse modalità a seconda che sia richiesta una conservazione a breve termine di 7-10 giorni (a 4° C) o a medio termine per 28-30 giorni, con possibilità di periodi più prolungati rinnovando il liquido di conservazione (a 31° C).

Le #cornee si conservano con diverse modalità: conservazione a breve termine di 7-10 giorni (4°C), medio termine per 28-30 giorni, con possibilità di periodi più prolungati rinnovando il liquido di conservazione (31°C) | #ECM Condividi il Tweet

Conservazione a 4° C

La conservazione a 4° C rappresenta una procedura semplice e sicura per la conservazione della cornea a breve termine. A questa temperatura il metabolismo cellulare e la funzione di pompa delle cellule endoteliali sono minimi. Il rigonfiamento della cornea può essere prevenuto mediante l’aggiunta di sostanze deturgescenti ai liquidi di conservazione e il destrano è l’agente deturgescente più utilizzato, da solo o in associazione con il glicosaminoglicano condroitin solfato.

La cornea umana conservata a 4°C mostra alterazioni endoteliali progressive, con diminuita adesione intercellulare e alla membrana basale e aumento della mortalità.

L’entità delle alterazioni degenerative che si verificano nel corso della conservazione è correlata soprattutto con la qualità biologica iniziale della cornea. Non dipende dalla capacità del liquido di prevenire il rigonfiamento del tessuto e comunque nella maggior parte dei casi la conservazione della cornea non si protrae per più di 7-10 giorni.

Banche degli occhi-Cornea-conservazione a freddo-Professione Oculista-ECM-MEI

La funzione del liquido di conservazione in cui si immerge il tessuto sclero – corneale prelevato da un donatore è fornire sostanze nutritive, prevenire l’imbibizione stromale e svolgere un’azione antimicrobica. La base con la quale si prepara la soluzione conservante è un liquido di coltura cellulare (TC-199 o MEM), con aggiunta di: amminoacidi essenziali, elettroliti, glucosio, siero fetale bovino ecc.

L’antibiotico più comunemente utilizzato oggi nei liquidi in commercio è la streptomicina in associazione con gentamicina nei liquidi di conservazione per le procedure a freddo e in associazione con penicillina nei liquidi per organocoltura. Tali combinazioni hanno dimostrato una buona efficacia come compromesso tra spettro d’azione e tossicità.

Conservazione a 31° C

Banche degli occhi-Cornea-organocoltura-ECM-MEI

L’organocoltura a 31° C, invece, permette la conservazione per periodi di tempo protratti, garantendo una buona sopravvivenza e il ripristino funzionale dello strato endoteliale. In questo caso il metabolismo cellulare non rallenta.

Un giorno prima dell’intervento, o prima dell’invio in altra sede, la cornea viene trasferita in un liquido di trasporto che ha la medesima composizione del liquido di conservazione ma con l’aggiunta di destrano al 5%. La cornea viene mantenuta a temperatura ambiente e può essere conservata per ulteriori 4-5 giorni.

I vantaggi di questo tipo di conservazione sono molteplici:

  • la possibilità di programmare gli interventi di trapianto di cornea,
  • di disporre sempre di tessuti per interventi urgenti e di poter verificare, mediante gli opportuni controlli microbiologici,
  • l’assenza di crescita di microrganismi contaminanti.

Si potizza inoltre che il tempo prolungato di conservazione possa ridurre la carica antigenica della cornea donatrice, riducendo i fenomeni di rigetto.

Un altro fattore importante è legato alla possibilità di studiare il comportamento dell’endotelio durante un periodo prolungato; una superficie endoteliale sufficiente al momento del prelievo non esclude che nel periodo di quarantena si possano evidenziare difetti e mortalità.

Banche degli occhi e futuro dei trapianti di cornea

Tanti progressi in pochi anni. Dalla sostituzione dell’intera cornea a occhio aperto all’inserimento di lenticoli di 20 micron permettendo interventi molto meno invasivi con recuperi postoperatori più rapidi. Nei centri oculistici di tutto il mondo inoltre cresce ogni anno il numero di trapianti di cornea artificiale. Questo rappresenta l’ultima frontiera soprattutto per quei pazienti per i quali non è indicato il trapianto o in caso di rigetto a seguito di trapianto tradizionale.

Nei centri oculistici di tutto il mondo aumenta il numero di trapianti di #CorneaArtificiale. Questa è l'ultima frontiera soprattutto per quei pazienti per i quali non è indicato il trapianto o in caso di rigetto | #ECM Condividi il Tweet

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Articolo tratto dalla lezione del Percorso Formativo Professione Oculista del Dr. Roberto Ceccuzzi “Le banche degli occhi: organizzazione e attività” e

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